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Wednesday, May 10, 2006

RIBOLLA O REBULA? NON IMPORTA! LA QUALITA' NON CONOSCE FRONTIERE.



Il Friuli Venezia Giulia è, tra le Regioni italiane, una di quelle che vantano tradizioni enologiche e varietali piacevolmente più ampie. Pur possedendo vitigni e vini rossi di ottima qualità, è con i vini bianchi che questa terra raggiunge i risultati maggiormente rilevanti. A mio modesto parere, tra i migliori bianchi al mondo.
Vorrei in questa occasione parlarvi di un vitigno eccezionale, che riesce sempre a suscitare il mio entusiasmo: la ribolla gialla, nota e coltivata anche nella confinante Provincia di Nova Gorica (Slovenia) con il nome di "rebula".
La cultivar presenta grappoli dalla forma cilindrica ed acini piuttosto grandi dal colore paglierino. Ha un profumo vinoso e delicatamente floreale, gusto molto morbido e piacevolmente fresco, con lievi sentori tanninici. La ribolla è fonte di bianchi molto completi e strutturati.
Tuttavia, per poter parlare con equità di questo vitigno , non posso ridurmi al sia pur grandioso Friuli Venezia Giulia. Questa varietà è infatti diffusa in molti paesi d'Europa (in Portogallo è nota col nome di "ribolha") e non solo... Tuttavia, per non essere dispersivo, parlerò del territorio che del Friuli Venezia Giulia è la naturale ed ideale prosecuzione: il Collio sloveno.

La grande storia e le logiche geopolitiche portano spesso dietro di loro conseguenze che gli strateghi ed i Capi di Stato non tengono in considerazione. La seconda guerra mondiale ha lasciato in questi territori, a cavallo tra l'Italia e l'ex-Iugoslavia, ferite molto profonde ed ha creato nuovi confini. Con la firma del trattato di Osimo, stipulato tra Italia e Federazione Iugoslava, la regione carsica si è trovata divisa fra due Stati, facendo si che anche la viticoltura subisse destini diversi: in Italia l'evoluzione produttiva è tecnologica ha portato alla realizzazione di prodotti molto ricercati e di grande eleganza, in Iugoslavia c'è stata una "ibernazione" che, per molti anni, ha mantenuto una piccola vitivinicoltura destinata spesso all'autoconsumo. Il tutto è avvenuto fino ai primi anni novanta, quando una vitalità innovatrice ha risvegliato il settore enologico anche nella neonata Slovenia, conducendo ad un accostamento tra l'antico ed il nuovo, in una virtuosa interazione. Vini moderni, di tendenza, ma con un gusto affascinante e primordiale.

Nel Collio goriziano vorrei segnalare la ribolla prodotta da un piccolo produttore, l' "Azienda Agricola Komic" di Lucinico (GO). E un prodotto che manifesta schiettamente tutte le caratteristiche del vitigno, rendendolo il compagno ideale dei primi piatti a base di pesce. Ad un prezzo inferiore ai 10 euri.
Nel versante sloveno vorrei segnalare la "Rebula Vipavska Dolina" dell'azienda Slavček, situata nel territorio di Dornberk. E' un vino vero: coltivazione biologica, nessuna pratica di forzatura (ovvero senza somministrazione di fitormoni di sintesi) in vigneto, nessun lievito selezionato, nessun intervento di chiarifica. Secco, persistente e sapido, lo consiglio con piatti di pesce al forno e carni bianche poco elaborate. Ottimo anche con formaggi caprini freschi. Distribuito in Italia dalla Velier. Il prezzo? Intorno ai 16 euri in enoteca. Allora cosa dire? Buona Salute a Tutti!! Pierluigi Salvatore.

Nelle foto: racemo di ribolla, vigneto nella regione della Goriška Brda, versioni italiana e slovena della ribolla gialla.

4 comments:

°Alice e il vino said...

Carissimo Pierovino, mi fa molto piacere che tu abbia dedicato un bell'articolo sulle zone dell'ex confine nord-orientale che potrai trovare su winelovers.wordpress.com.... non sono molti che conoscono le storie di questi territori!
....un solo appunto:: in Jugoslavia i terreni venivano coltivati solo per lo stato, non esistevano le proprietà...quindi se ci pensi bene e fai due conti, l'evoluzione dei vini sloveni è stata fulminante...ma con una filosofia imprenditoriale-contadina che si traduce in vero rispetto per la natura .
ciao e grazie, betti

pierosalvatore said...

grazie della tua risposta elisabetta. il tuo appunto è molto pertinente, difatti il grosso della produzione viticola era organizzata in grandi agrokombinat statali (in alcuni casi ancora presenti ed attive). la piccola proprietà però non era del tutto bandita; esistevano spesso delle situazioni di possesso di fatto, tollerate nelle zone marginali, pietrose o poco produttive, in dalmazia e nel sassoso carso. ti ringrazio del tuo contributo al mio giovane blog (circa 10 giorni di vita), contributo che proviene da una persona che dimostra piena conoscenza dell'argomento. grazie ed a presto, pierluigi salvatore

°Alice e il vino said...

Ciao Piero, grazie per i complimenti :-)
Tornerò presto a trovarti perché ho trovato degli articoli molto interessanti
grazie ancora e a presto betti

pierosalvatore said...

X ANTONIO CANDELIERE
MI HAI DATO UNO SPUNTO INTERESSANTE E NON MANCHERO' DI DARE SEGUITO ALLE TUE SOLLECITAZIONI. PER IL MOMENTO GRAZIE.